martedì, Ottobre 3 2023

pupazzo_neveicoDomani, neve o non neve, andrò a votare Andrea Di Stefano alle primarie. Prima di tutto perché non sono le primarie del Pd, e quindi andrò a votare.
Poi perché pur apprezzando (in modi e in gradi diversi) tutti i candidati, voterò per Andrea perché perché gli sento dire parole non ambigue su temi che per questa regione sono fondamentali. Scuola, sanità, lavoro.
E anche, non è poco, riorganizzazione di una macchina di clientele che per decenni ha soffocato ogni iniziativa che non avesse il bollino DOC di CL e della Compagnia delle Opere. DIce andrea: “Dopo 18 anni di un uomo solo al comando vogliamo un’altra Lombardia. Una nuova macchina amministrativa, una nuova dirigenza, più trasparenza, più merito, 50% di donne nei posti di responsabilità, collegialità nel governo. Aprire una fase costituente a partire dalla revisione dello Statuto”.
Per questo lo voto.

Andrea propone il reddito minimo garantito, per ridurre la povertà relativa e facilitare l’utilizzo di tempo e struenti per riqualificarsi e cercare meglio un lavoro nuovo.
Per la creazione di nuovo lavoro, Andrea dice che si dovrebbero legare i contributi alle imprese (che sono tanti, in Lombardia) a queste premesse:
a) il piano industriale e di sviluppo dell’impresa
b) l’impegno al mantenimento della unita’ produttiva per almeno quindici anni dall’insediamento
c) l’impegno a non delocalizzare gli impianti produttivi o parte della produzione, anche laddove la delocalizzazione avvenga tramite cessione di ramo d’azienda o attività produttive dalla stessa appaltate ad aziende terze, se a questa consegue riduzione del personale
d) l’impegno a mantenere per almeno dieci anni i livelli occupazionali, o a incrementare gli stessi
e) l’assunzione della responsabilità sociale dell’impresa, intesa quale integrazione delle problematiche sociali e ambientali nelle attività produttive e commerciali e nei rapporti con i soggetti che possono interagire con le imprese medesime.
E’ un economista, Andrea, e sul lavoro ha proposte concrete e fattibili, io non posso nemmeno provare a riassumerle, le trovate qui.
Per questo lo voto.

Sulla scuola e sulla sanità dice una cosa molto semplice: basta con i regali e le agevolazioni  alle scuole private:
a) Sì alla scuola pubblica: progressiva diminuzione dei fondi alle scuole private; nel 2011 l’80% dei 51 milioni destinati dalla Regione alla Dote scuola sono andati alle scuole private con il meccanismo del “Buono scuola” versato alle famiglie. Questo meccanismo costituisce di fatto un finanziamento alle scuole private, in contrasto con lo spirito della Costituzione che vede nella scuola pubblica un soggetto fondamentale per la realizzazione dei principi di libertà, uguaglianza e laicità;
b) i fondi devono essere utilizzati per un piano di formazione e aggiornamento permanente degli insegnanti con un’attenzione particolare ai temi di grande importanza pedagogica, culturale e sociale.
Per questo lo voto.

Sulla sanità, e sulle scuole macchine mostruose che in Lombardia han fatto gudagnare miliardi  (più la sanità, ma anche le scuole private non scherzano) di euro ai privati sulla pelle di chi sta male o di chi deve formarsi (che sarebbe un diritto di tutti), Andrea dice semplicemente che il pubblico è la priorità assoluta, e che su quello si deve investire.
Per questo lo voto.

Perché non voto Ambrosoli o Kustermann?
Perché su questi temi, che per me sono assolutamente dirimenti, pur avendo preso molto (ma molto in ritardo) spunto dal programma di Andrea, non sono stati altrettanto chiari. Né in questa campagna elettorale né nel passato. Un passato che pesa soprattutto per Alessandra Kustermann, che nella sanità ci ha lavorato anni e anni, facendo la dirigente un ospedale pubblico ma mantenendo uno studio privato. E che si è trovata troppo spesso in accordo proprio con l’ex presidente della Lobardia Roberto Formigoni.

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