Fiat: Marchionne oltre l’indecenza
Un giudice ordina il reintegro degli operai della Fiom ingiustamente licenziati? Marchionne ne licenzia altrettanti. “Per tutti non c’è posto”. Nemmeno nelle miniere inglesi dell’ottocento i padroni si permettevano certe follie.
Io credo che se ci fosse un Governo, in questo Paese, dovrebbe farsi restituire i soldi che la Fiat ha preso negli ultimi decenni. Parlo dei soldi, cash. Non penso al fatto che in italia i treni fanno schifo perché si è scelto per la Fiat di privilegiare il trasporto su gomma, non penso all’indotto, non penso alle agevolazioni. Penso ai soldi. Almeno quelli. Non ce li hanno? Beh, si faccia un sequestro cautelativo dello stipendio di ‘sto stronzo.
Secondo Marco Cobianchi, che ha ricostruito la storia dei finanziamenti statali alle imprese italiane nel libro Mani Bucate per Chiarelettere, Marchionne da quando ha preso il timone in Fiat ha ottenuto dalo Stato almeno 353 milioni di euro. Dal 27 febbraio 2010 ad oggi. Più di cento milioni all’anno.
Riporto un paio di testi trovati in rete.
La Cgia di Mestre ha condotto uno studio sui finanziamenti pubblici ricevuti dalla Fiat nel periodo che va dal 1977 al 2009. In tutti questi anni l’azienda torinese ha intascato 7,6 miliardi di euro! Il periodo d’oro risale agli anni Ottanta. In un periodo storico di profonda ristrutturazione di tutto il settore automobilistico mondiale, il Lingotto ha incassato dal nostro Stato una cifra pari a 5,1 mld di euro. Gli anni Novanta sono stati quelli degli investimenti e delle ristrutturazioni: 1,279 miliardi di euro per la costruzione degli impianti di Melfi e Pratola Serra e 272,7 milioni di euro per la ristrutturazione degli impianti di Melfi e Foggia nel periodo compreso tra il 1997 e il 2003.
Lo Stato italiano si è fatto carico degli incentivi alla rottamazione sborsando ben 465 milioni di euro. Ha inoltre sganciato 1,15 mld di euro per l’erogazione degli ammortizzatori sociali nel periodo tra il 1991 e il 2002, anche se come ha sottolineato il segretario degli artigiani e dei piccoli imprenditori della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi in questo caso la spesa è stata sostenuta anche dalla Fiat e dai suoi lavoratori. Per oltre 70 anni il colosso industriale della famiglia Agnelli è stato l’unico fornitore di automezzi alla Pubblica Amministrazione: dalle Forze Armate fino all’ultimo comune del nostro Paese.
Ma gli aiuti pubblici al Lingotto sono stati concessi anche in questi ultimi anni visto che diversi progetti di ricerca e sviluppo dell’azienda torinese sono stati finanziati dal Piano Operativo Nazionale (Pon) “Ricerca e competitività” mediante fondi in parte europei, in parte nazionali. Non bisogna dimenticare che nel maggio 2011 il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) ha approvato tre contratti di programma a favore di tre società della galassia Fiat per una cifra che supera i 50 milioni di euro: 22,5 milioni alla Fiat Powertrain di Verrone (Biella), 18,7 all’Iveco di Foggia e 11,2 milioni alla Sevel di Chieti. (Fonte Politica 24)
Facciamo un breve quiz. Sapete a quanto ammonta il totale dei finanziamenti statali elargiti nel corso degli anni e dei governi alla Fiat? La risposta esatta è: oltre 200 mila miliardi di lire. La domanda potrebbe essere girata a qualche concorrente di “Chi vuol essere milionario?”: anche se qua, di milionario, ce n’è uno solo, ed è l’azienda più assistita dallo Stato che esista al mondo.La stima sopra citata, e che più precisamente si aggira sui 220 mila miliardi, comprende varie voci, dai contributi statali alle rottamazioni prodiane, dalla cassa integrazione per i dipendenti ai prepensionamenti, e ancora dalla mobilità lunga agli stabilimenti costruiti con i soldi pubblici (come quello di Melfi) o, di fatto, regalati dallo Stato (l’Alfa Romeo di Arese). Il periodo nel quale è stata spalmata l’ingente cifra è compreso tra oggi e il 1975, anno in cui la creatura degli Agnelli faceva registrare altri, più gloriosi record. Ad esempio lo stabilimento Mirafiori di Torino, con i suoi 50 mila operai, era allora il più grande del mondo e sfornava auto che avrebbero riempito le strade della Penisola (una su tutte, la “127”).
A fronte di tali chiamiamoli “investimenti”, ci si aspetterebbe che la Fiat fosse diventata padrona del mercato automobilistico mondiale, o quasi. La realtà, impietosa, disegna tutt’altro quadro.
La misura e la varietà degli aiuti di Stato elargiti alla principale azienda automobilistica del Paese sono stati ben riassunti dal giornalista Massimo Mucchetti nel libro Licenziare i padroni? (Feltrinelli). «Nell’ultimo decennio – scrive Mucchetti – il sostegno pubblico alla Fiat è stato ingente. L’aiuto più cospicuo, pari a 6.059 miliardi di lire, deriva dai contributi in conto capitale e in conto interessi ricevuti a titolo di incentivo per gli investimenti nel Mezzogiorno d’Italia in base al contratto di programma stipulato con il governo nel 1988». Soldi a palate, dunque. Ma quello fu solo l’inizio.
Solo negli anni Novanta dunque lo Stato ha dato al Gruppo Fiat 10 mila miliardi di lire, ricavandone circa 6.500 di imposte. La conclusione di Mucchetti è impietosa: «È curioso che i due terzi dei mezzi freschi immessi nella Fiat negli ultimi dieci anni provenga dallo Stato. E allora forse, tenuto conto che i risultati poco brillanti dell’azienda stanno inducendo i suoi padroni nella tentazione di liberarsene, ci si dovrà pur chiedere se ne valeva la pena».Quest’altro è invece un documento della CGIA di Mestre:
dal 2006 al 2008 :Secondo gli artigiani mestrini, dalla lettura del Bilancio di sostenibilità del Gruppo della casa torinese, i contributi e i finanziamenti agevolati ricevuti nel periodo considerato ammontano complessivamente a 270 milioni di euro.
“Se consideriamo che stiamo parlando del principale gruppo industriale italiano – commenta il segretario Giuseppe Bortolussi – questi 270 milioni di Euro sono un importo tutto sommato abbastanza contenuto. Una cosa però è certa: sicuramente non possono lamentarsi del trattamento economico ricevuto quando c’era la lira”.
Sulla questione incentivi si o incentivi no, la Cgia sottolinea come la rottamazione al settore dell’auto abbia creato moltissimi problemi occupazionali agli autoriparatori artigiani. (Fonte Uilm Potenza)