mercoledì, Novembre 29 2023

Ilva chiude gli stabilimenti di Taranto. Come già fecero nel 1975, quando per un incidente sul lavoro Emilio Riva, fondatore e patron multimiliardario della siderurgia italiana, finì in carcere con l’accusa di omicidio colposo. “Finche’ non esco io, la fabbrica resta chiusa e senza lavoro”, disse allora.

Oggi si chiudono gli stabilimenti di Taranto. Nel modo peggiore: disattivati i badge, tutti fuori. Da domani cinquemila persone possono crepare per quanto può interessare al mago dell’acciaio italiano, finanziator bipartisan di Bersani e Berlusconi.

Del resto che della vita umana al signor Riva e famiglia (tutta maschile, la famiglia, perché donne in fabbrica, l’Emilio non le ha mai volute) non importi nulla è proprio la vicenda di Taranto a dimostrarlo, con le migliaia di vittime dell’inquinamento del suo stabilimento.

Come ha fatto fortuna questo galantuomo? Raccattando a prezzo di saldo, e a volte anche a molto meno, vecchie acciaierie in Italia e nel mondo, e “risanandole”. Desta impressione, cercando notizie in rete, leggere i “pompini” (così si chiamano in gergo giornalistico) tributati al signore dell’acciaio e dei tumori. “la grande capacità dell’industria italiana”, “l’uomo che da solo compete con la siderurgia tedesca”, “il risanatore di stabilimenti” etc etc.

Adesso sappiamo come li risanava: spremendo fino al midollo (spinale) i suoi operai, e fottendosene bellamente di loro, del risanamento, della ristrutturazione, della modernizzazione, della messa in sicurezza degli impianti. Utili, e poi ancora utili, e poi ancora utili. Nel 2007, prima del crollo, i profitti erano arrivati a quota 877 milioni su circa 10 miliardi di giro d’affari. nel 2005 è stato il decimo produttore d’acciaio al mondo con una produzione di 17,5 milioni di tonnellate di acciaio grezzo, con un fatturato di 8,53 miliardi di euro. E siamo certi che attaccate alle tasche della famiglia, qualcosa è rimasto. Tanto a sistemar le cose, poi, semmai, ci pensa lo Stato (che solo lo scorso 26 luglio ha stanziato 336 milioni per provare a mettere una pezza al disastro ambientale).
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