martedì, Giugno 6 2023

Era già capitato una volta. Quella bestiaccia di Mala (Mala-femmina, Mala-bestia, Mala-cana in omaggio a Monicelli. Insomma il mio cane) aveva avuto la bella pensata di masticare il mio iPod, riducendo quel magnifico schermino a colori ancora all’avanguardia, ad una graziosa ragnatela artistica perché in multicolor. Tutto il resto di quel magnifico oggetto di desiderio funzionava perfettamente.

Lui però, ancora non c’era. Mi collegai a internet per scoprire che uno schermo da sostituire costava pochi dollari. Peccato che farselo spedire dagli Stati Uniti costasse uno sproposito. Ingenuamente chiamai la Apple, e andai su indicazione di una gentilissima operatrice telefonica nel centro di assistenza più vicino a casa.

“Ha fatto il backup dei dati?” mi chiesero da dietro un bancone meravigliosamente bianco, asettico, dalle linee che sembravano disegnate da Stark, illuminato da faretti alogeni così ben piazzati da farlo sembrare un museo d’arte contemporanea. Ecco la differenza tra la mela morsicata e il resto del mondo… In assistenza si premurano di raccomandare i backup anche solo per cambiare uno schermo, sai mai cosa possa succedere maneggiando quegli attrezzini. Magari ti cade e si fotte l’hard disk. Questo pensai sempre grazie alla mia ingenuità.
E invece no. “Sa, perché noi il suo iPod lo buttiamo via, e lo sostituiamo con uno nuovo”.
“Ma come, uno schermo di quel genere costa qualche dollaro, che senso ha buttar via tutto?”
“Beh, caro lei, ha pensato a quanto costerebbe il lavoro? Il magazzino dei pezzi di ricambio?  La gestione? Per noi è molto più conveniente buttare via il vecchio e darle uno nuovo. E lo è anche per lei, le costa certamente meno”. Certamente meno si stava per tradurre in un paio di cento euri, se non ricordo male. Prese piede in me il sopravvento quel rigurgito di anticonsumismo sano che ogni tanto mi coglie, e trasformai il mio iPod nella fonte di musica della mia autoradio, lasciandolo lì con la sua bella ragnatela multicolor.

Oggi invece son passato da viale Padova, a Milano. Il mio iPhone non vibrava più. E io che sono abbastanza discreto, mi stavo perdendo un sacco di telefonate. Cosa che in periodo di disoccupazione non va mai bene fare. Pensavo, appollaiato sulla mia vespa che scoppiettava allegramente, a come recuperare un altro cellulare, a come disdire il contratto di affitto (di leasing?) con il mio gestore telefonico e proprietario del mio bianco iPhone quando ho visto quella vetrina. Squallida, bianca e rossa e blu, piccola piccola, senza illuminazioni che la rendessero simile ad una gioielleria, piena di pezzi di telefoni di ogni marca e tipo. La pubblicità giallo fluo di un circo appiccicata sulla porta non contribuiva a rendere “attraente” il negozietto. E proprio per questo ci sono entrato.
Un ragazzo cinese, su un microbanco da lavoro illuminato da una lampadina di quelle oramai vietate, a incandescenza, stava lavorando su un telefono. Ha alzato la testa e mi ha chiesto di cosa avessi bisogno.
Certo di essere nel posto giusto gli ho dato il mio telefono. Che in tre minuti ha ricominciato a vibrare tutto eccitato.
Per 15 euro, compreso il pezzo di ricambio.
In culo alla Apple, ai suoi centri di assistenza e al consumismo sfrenato che rende tollerabile il buttare via cose praticamente nuove. Il lavoro umano è decisamente più efficace di 4 faretti in croce.

Andateci anche voi, da Dong Fang, se vi si scassa il telefono.

 

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10 comments

  1. Dong FanG! non Dong Fan…
    Che poi vuol dire “Oriente”.
    Vedi, che qui sono forse meno scemi che noi occidentali…
    un abbraccio da qui.

  2. Ho scoperto da un paio d’anni anche io i meravigliosi negozi di viale Padova! Hanno aggiustato il mio vecchio nokia che aveva fatto addirittura un ‘bagno’ imprevisto e mi hanno salvata dalla catastrofe resuscitando il mio pc. I negozi in cui sono entrata sono altri rispetto a quello che hai scoperto tu ma il risultato è stato lo stesso: veloce, economico, ecologico.

  3. Non ho avuto il cell fino a tre anni fa. Ero per tutti la diversa, la strana. Negli occhi delle colleghe serpeggiava quel lampo di derisione mentre passavo e loro stavano inviando una mail con l’ultimo “Blackchecosa” uscito. Un giorno ho persino sentito: “si vede che è strana da come porta i capelli, come si fa a portare i capelli rasati quasi a zero?” Ma la sottoscritta senza il cellulare (e coi capelli rasati tuttora a zero) stava benissimo, libertà pura, assoluta, leggera. Chi aveva bisogno mi cercava sul fisso o ancora meglio suonava il campanello di casa e così ci scappavano due chiacchiere davanti ad un caffè. Il contatto umano è fondamentale. il sorriso, l’abbraccio, il bacio….Ora che il cellulare ce l’ho penso che sia un pò come un compagno di viaggio e personificandolo così non ci penso proprio a cambiarlo. Mi ci sono un pò affezionata. Penso che sia un pò un deposito di memorie: le tel con le amiche che non vedi da un pò, le tel di contatti per un nuovo lavoro, quelle per il volontariato ecc ecc.. insomma, abbraccio la teoria del aggiustarlo per non cadere nella trappola di questo Dio Consumismo che sta distruggendo la società….

  4. i cinesi fanno cagare, usano pezzi di ricambio non a norma e poi ti esplode in faccia il telefono. NON pagano le tasse e fanno concorrenza sleale e poi vi lamentate che l’Italia va a puttane

    1. mah. il mio telefono funziona perfettamente, mi hanno fatto lo scontrino fiscale, e grazie al lavoro di tanti come il proprietario del negozio riusciremo ad avere ancora le pensioni.

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