Le ragioni di Grillo sui giornali che chiudono
Beppe Grillo mi sta sulle palle, ma sta scassando tutto e questo non è un guaio, anzi forse è un merito.
Oggi se la prende con i giornali, e ovviamente su tutti i quotidiani online vengono riportate le sue sparate con grande spazio e enfasi, anche perché non c’è modo migliore per farsi riprendere dai giornali che parlar di giornalisti.
Ma Grillo di giornalisti non parla. Gioisce con un post piuttosto modesto di spazio ma anche di ragionamento perché i tagli al finanziamento pubblico per i giornali – stando a quanto dice il sindacato dei giornalisti forse esagerando un po’ – porteranno alla chiusura di 70 testate.
Ora non è mai bello gioire per la chiusura di un giornale (ma questo è un luogo comune che riscrivendo non mi convince, ci sono giornali che se chiudessero mi renderebbero migliore la giornata), e non è mai bello quando persone perdono il lavoro, seppur con tutti i privilegi del perdere lavoro da giornalisti.
Ma tra le parole un bel po’ superficiali di Grillo, c’è una frase che mi convince e con cui sono d’accordo al 100 per cento:
“Bye, bye giornali, è stato bello, anche grazie a voi, arrivare 61esimi al mondo per la libertà di informazione”.
Come dargli torto? Certo se avesse scritto giornalisti invece che giornali sarebbe stato meglio. I giornali fanno il loro mestiere, e l’interesse politico e economico del loro editore.
I giornalisti, soprattutto quelli più privilegiati da supercontratti e dal potere di contare (nelle redazioni, nel sindacato, nei salotti stessi della politica) non hanno saputo e voluto difendere il proprio mestiere, tantomeno la propria dignità, e forse nemmeno la loro autonoma identità. Hanno preferito aumentare i loro (propri, personali) privilegi, i loro (propri, personali) stipendi, il loro (proprio, personale) potere sacrificando la dignità di una professione e la vita di centinaia, migliaia di giovani, di precari, di sfruttati. Già, anche nella categoria dei giornalisti ci sono queste figure. E sono molte più di quei pochi che nella categoria contano e che hanno fatto in modo che per il sentire comune, cui Grillo è interprete notevole, i giornalisti fossero una casta di privilegiati seconda solo, quanto a privilegi, a quella politica.
Ovviamente, sui giornali online che ho vistola frase di Grillo che io ho riportato non l’ho trovata. Sono dovuta andarmi a leggere il suo (brutto) post originale.