Lucciole per lanterne, l’uso distorto delle parole
Come prendere per il naso, ovvero far prendere lucciole per lanterne, usando parole
che hanno un significato (spesso importante) in modo improprio ma convincente.

Qualcuno sostiene – ma è impossibile da verificare – che prendere lucciole per lanterne sia una tra le frasi più antiche del mondo. Risalirebbe addirittura ai tempi dei faraoni. Pare che gli Arabi antichi, di notte, accendessero nelle loro tende un lumicino tanto piccolo che illuminava appena, perché avevano poco grasso, poco olio, e dovevano farne economia. E per questo si distinguevano facilmente i loro accampamenti.
Intorno al 600 dopo Cristo, un esercito di circa 4.000 Arabi condotti da Amr ibn al-As, venne spedito dal Califfo Umar per diffondere l’Islam nella terra degli antichi faraoni. Gli Arabi giunsero in Egitto dalla Palestina nel Dicembre 639 e avanzarono rapidamente fino a raggiungere il delta del Nilo.
Durante questa invasione, un gruppo di soldati si trovò, di notte, di fronte ad uno sciame di lucciole, che in quel paese erano e forse sono ancora di una grandezza non comune. Gli arabi credettero di trovarsi di fronte uno sterminato esercito in movimento, e fuggirono a gambe levate. Avevano preso le lucciole per delle lanterne simili a quelle che usavano loro.
Oggi siamo noi a prendere lucciole per lanterne, quando usiamo certe parole. Proviamo a raccoglierne qualcuna, mi piacerebbe che questo diventasse un lavoro collettivo, non tanto nella scrittura quanto nell’individuazione delle parole da racconare. Quindi se avete delle idee, scrivetemi!
Figura barbina del governo, che annuncia – con gran vigore – un taglio di stipendio per gli insegnanti italiani. Figura barbina che, aldilà delle colpe di chi l’ha proposto e dei meriti di chi l’ha bloccato, la dice lunga sulla considerazione che in questo Paese si ha per la scuola, per la formazione, per la cultura.
Il fascismo non è stato solo violenza o repressione, ma una precisa politica sociale, che rischiamo di ritrovarci oggi. O ci si prende la responsabilità di dare un nome e un volto alle cose oppure quando domani ci sveglieremo del tutto fascisti non potremo che maledirci. Perché, oggi, il problema non è chi sta dietro alla rivolta dei forconi, ma chi non c’è davanti.
La confusione ingenerata, nella percezione dei cittadini, di governo con governabilità o stabilità, che sono, e rimarranno sempre, due cose molto diverse e non necessariamente connesse
Smettiamo di chiamare crisi quella che è ingiustizia. La crisi dipende da tanti fattori. L’ingiustizia, e soprattutto il continuare a subirla, dipende da noi.