Mi chiedo dove sia finita quella diffusa radicalità di intenti, di sogni, di progetti e di idee che hanno permesso alla candidatura di Giuliano di nascere svilupparsi e crescere fino a diventare travolgente.
Milano ne aveva un gran bisogno, evidentemente, dopo 20 anni di governi grigi, bigi, e votati solo agli affari che hanno trasformato in una landa desolata e imputridita da miasmi di acque marce e ad alto contenuto di cocaina, quella che era la capitale morale, la capitale della cultura, del design, della moda (ma quelli veri, colti, sperimentali non la bigiotteria che affolla oggi le vetrine del quadrilatero), la capitale della ricerca.
Ne aveva bisogno come chi dopo un’immersione in acque fonde nere e fredde ha bisogno di luce e di ossigeno. Tant’è che quella radicalità è esplosa quasi inaspettata. O meglio inaspettata da chi ha sempre vissuto dentro stanze chiuse, di palazzi di potere, di giornali, di ricchi salotti.
Oggi di quella radicalità non c’è più quasi traccia a Milano. Forse si è persa grazie alle baruffe tutte interne a palazzo Marino e alle segreterie dei partiti che “sostengono” il sindaco, forse per altri motivi che non sappiamo indagare.
Ma quel che sappiamo è che il compito della nuova giunta, quello di trasformare il bisogno di “altro” che era così forte da far vincere le elezioni un personaggio del tutto estraneo ai terribili parametri del successo politico cui siamo abituati, si è smarrito.
Sarebbe bene che chi governa Milano (e cioé Giuliano, non i partiti che lo sostengono) trovasse il coraggio e la forza di fare quel salto di qualità che chi lo ha votato si aspetta. Riportando al centro del governo della città la capacità di fare scelte radicali. Che sono le uniche possibili, oggi a Milano, se si vuol fare davvero gli interessi dei cittadini e non quelli dei detentori delle poltrone o delle smisurate ricchezze di pochissimi.
Ma forse è troppo tardi. Oggi, a mezzogiorno, sono passato da piazza del Duomo. Quella piazza che la radicalità di Giuliano è stata capace di riempire all’inverosimile, e che è stata capace di salutare la folla festante con due arcobaleni in contemporanea.
Beh oggi, sabato 20 ottobre 2012, in quella stessa piazza c’erano due mostre. Una che raccontava le mirabolanti attrattive dei treni frecciarossa. L’altra era una splendida mostra di Pablo Picasso.
C’era più coda, ma molta di più, per vedere i treni freccia rossa.
Forse, caro Giuliano, non c’è proprio più niente da fare, ma io voglio provarci lo stesso a rimettere insieme dei pezzetti di quella magia che ti ha fatto vincere.
io non so cosa si possa fare, dopo dieci anni di frequentazioni lì sono tornata a Como per scelta, ma Milano è veramente un posto difficile. Poi ci sono sicuramente belle persone, se ci sei tu e tanti altri, ma per dire sono stata a macao, un centro sociale nuovo, artistico, che vuole dare alla città, e le relazioni che vedevo anche tra chi si conosceva da un po’ non erano tra AMICI, ma tra contatti. Certo non voglio dire che lì sia sempre così o che sian tutti così, ma quando vengo a Milano mi sembra che le persone si sentano su facebook, non persone tra persone normali. Però a me sembra ci sia un po’ più rilassatezza in generale e questo non è male.
Dobbiamo assolutamente provarci. Ognuno di noi, ogni giorno. E’ la nostra buona occasione, per prendere coscienza, per cercare di cambiare le coscienze, per tornare ad infondere la realtà tutta di pensieri positivi che poi si possano concretizzare in qualcosa di buono e onesto per tutti. Possiamo essere arrabbiati, sconfortati, possiamo sentirci sconfitti, ma questo serve solamente a tirarci addosso altre sconfitte. Dobbiamo trasformare le nostre incazzature in soluzioni, in proposte, in nuovi orizzonti dove la fiducia nell’altro non sia solo utopia ma esista davvero. Per questo Maso ti dico di PROVARCI, ma non solo: VAI !!!!
Poi io vivo in campagna e a Milano ci vengo solo sporadicamente e in giornata; quando rientro la sensazione è quella di essere stata in un frullatore… ma perchè poi dovete correre anche sulle scale mobili??? Questa cosa proprio non la capisco! Però i milanesi non sono solo FACCIALIBRO Donatella, a me piacciono!!!! Quando riesci a fermarli in corsa sulla scala mobile! 🙂