lunedì, Giugno 5 2023

Oggi è il 25 aprile, la più bella delle feste, quella che celebra la liberazione dal nazifascismo. Eppure, «Questa è la prima volta, dopo i processi di Norimberga, dopo Eichmann, che l’Europa compie crimini di una tale entità, al di fuori di un conflitto armato».
E non lo dico io, giornalista e volontario soccorritore in diverse missioni umanitarie nel Mediterraneo Centrale. Lo dice Omer Shatz, professore universitario e collega di Enrico Letta nella prestigiosa Science Po, fucina di dirigenti e capi di Stato europei. 
Per questo l’indignazione che ha permeato le reazioni dei politici, influencer, opinion makers, giornalisti, insomma la pubblica opinione non solo è inutile, ma è anche dannosa: fa parte di quella propaganda che ha sterilizzato l’Europa – ma soprattutto l’Italia – nascondendo, raccontando bugie o peggio rendendo ineluttabile e indipendente dalla nostra volontà il peggior sterminio della storia europea del dopoguerra.

Gli oltre 15 mila morti calcolati nel Mediterraneo dal 2015 a oggi sono in realtà incalcolabili, perché per ogni strage di cui sappiamo ce ne sono altre decine di cui nessuno si accorge.
Quello che è calcolabile sono le cifre investite dall’Europa (circa 700 milioni di euro dal 2015) e dall’Italia (quasi 800 milioni dal 2017 a oggi) per sostenere un sistema in cui ogni strumento è valido pur di non fare arrivare profughi: valido lasciare affogare decine di migliaia di persone in mare; valido rinchiudere centinaia di migliaia di persone in campi di concentramento (o come li chiama il loro inventore Marco Minniti campi di accoglienza) dove la norma è lo stupro, la tortura, l’omicidio, il commercio di esseri umani.

Di tutto questo, forse, la maggior parte dei cittadini d’Europa non è consapevole. Ma certamente ne sono consapevoli i ministri, i funzionari statali o europei, gli influencer, i giornalisti che dovrebbero avere un etica che li dovrebbe obbligare a sbattere in prima pagina questo orrendo mostro che abbiamo costruito: il mostro che meriterebbe un nuovo processo di Norimberga.

No, l’indignazione ipocrita non è tollerabile, perché è parte della costruzione di una narrazione che vuole questo sterminio come inevitabile. Che dice che le Ong sono parte del sistema criminale dei trafficanti di esseri umani e che la “Guardia Costiera Libica” è legittimata a operare, che dice che la Sar libica è una realtà.

Le Ong, in realtà, spezzano quel cerchio che vede i migranti rinchiusi (e venduti come schiavi, stuprati, torturati, uccisi), poi messi su un gommone, poi recuperati dai libici e riportati indietro per essere nuovamente rinchiusi (e rivenduti, ritorturati, ristuprati) sempre dagli stessi gruppi di delinquenti che le autorità italiane e europee che riempiono di danari.
La Sar libica non può esistere perché – a detta di tutti, compresi gli stessi funzionari e politici italiani e europei) – la Libia non è un posto sicuro non solo per via della guerra, ma proprio per il sistema di gestione dei flussi migratori. 

Eppure la Sar libica, il sostegno alle bande di delinquenti più o meno in divisa sono figli delle nostre scelte politiche, inaugurate da Marco Minniti e pedissequamente perseguite da tutti i suoi successori.

Esistono scelte alternative che permetterebbero di uscire dalla barbarie in cui siamo stati precipitati?  Crediamo di sì. E sarebbero anche più economiche di quelle fatte fino ad oggi.

In primo luogo, la cancellazione dell’accordo di Dublino e l’apertura di veri corridoi umanitari. Poi, immediato, il congelamento di qualsiasi sostegno alla cosiddetta Guardia costiera libica e la cancellazione di quel mostro giuridico che è la Sar zone che i libici si sono auto-attribuiti con la regia italiana. Basterebbe che uno dei Paesi che hanno una zona Sar confinante (Italia e Malta) a ne disconoscessero la legittimità. 

Altrettanto immediatamente, andrebbero chiusi i campi di detenzione e di concentramento, investendo anche solo una piccola parte dei soldi spesi per foraggiare le bande criminali libiche in strutture di accoglienza e in personale dedicato alle gestione delle pratiche di richiesta di asilo, che oggi sono poche decine a fronte di decine di migliaia di richiedenti.

Per fare tutto questo, certamente ci vuole del tempo. E per questo bisognerebbe ripristinare l’operazione Mare Nostrum, che vedeva navi militari europee impegnate in operazioni di salvataggio fino a dentro le acque territoriali libiche.

Ma più di tutto ci vorrebbe una sana e corretta informazione, che rendesse la pubblica opinione consapevole di essere responsabile (l’ignoranza della legge non porta alla assoluzione) dei crimini peggiori compiuti dall’Europa dopo il nazifascismo.

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